Laboratori per la scuola dell'infanzia
Sono tutte storie (che aiutano a crescere)!
Il gioco-teatro
Il gioco è fondamentale per il bambino, rappresenta un’esperienza di crescita tramite la quale egli si proietta nel futuro, si immagina più grande. Grazie alla pratica teatrale, con le sue tecniche e le sue dinamiche di relazione, il bambino trova uno strumento in più al servizio della sua fantasia, un linguaggio che estende le sue capacità espressive, la sua socialità e le sue relazioni.
Per giocare, come per rappresentare o narrare, bisogna credere alla realtà del mondo fantastico nel quale ci si immerge e non c’è gioco, come non c’è teatro, senza partecipazione, concentrazione e coinvolgimento.
Per fare questo l’adulto (operatore e insegnante) e il bambino devono sapersi “mettere in gioco”. L’adulto che sa “mettersi in gioco” riesce a rafforzare la complicità fantastica con i piccoli e quindi riesce a avere accesso a una medesima area di esperienza.
Il gioco-teatro nasce proprio dall’incontro del “mettersi in gioco” dell’adulto e del bambino, dove l’adulto che narra una storia diviene poi promotore dei giochi espressivi legati alla narrazione stessa e guida i bambini verso una partecipazione attiva nel mondo della fantasia.
Inoltre, la proposta di una attività ludica come questa che coinvolge insegnanti e bambini fa sì che l’adulto ritrovi il piacere del gioco infantile, dove il mondo non è più vissuto come frenetico e avverso, ma come luogo dell’atto creativo e fantastico.
Per quanto riguarda il bambino, giocare non significa “tornare indietro” bensì crescere, proiettarsi verso il futuro: nel “fare finta che...”, nell’immaginarsi “più grande”, “più forte”, “diverso da” il bambino impara a scoprire e conoscere le proprie capacità e i propri limiti e si protende così verso la conoscenza del mondo esterno.
Per questo, la magia del fingere, di essere ciò che si vorrebbe o non vorrebbe essere, non può che facilitare la comunicazione e l’empatia tra adulto e bambino.
Perché il gioco-teatro?
Il gioco teatrale propone un “viaggio”, ma per partire occorre avere qualcuno/qualcosa da lasciare e il coraggio di farlo per tentare percorsi nuovi e inesplorati. Questo coraggio è frutto sia della fiducia negli altri (nelle cose, nella vita: ciò che spinge alla curiosità, all’ andare avanti), sia della fiducia in sé, nella sicurezza che permette di andare verso gli altri e il nuovo (anziché avere un atteggiamento difensivo). E’ compito dell’insegnante/operatore aiutare il bambino a rafforzare questi due livelli di fiducia.
Grazie alla predisposizione naturale che il bambino ha verso il “fare finta che” i percorsi di gioco teatro arrivano a evidenziare capacità di relazione e capacità intellettive e fisiche stimolate proprio dalla narrazione fantastica e dai “giochi mirati” nati alla luce del presupposto fantastico pensato per ogni laboratorio.
Nel gioco-teatro il bambino re-inventa se stesso e le situazioni che lo circondano, allargando il suo immaginario fantastico scopre la possibilità di dare sempre nuove risposte alle sue domande e accresce così il suo livello di maturità e conoscenza.
ALCUNI ESEMPI DI PRESUPPOSTI FANTASTICI DEI LABORATORI PER LA SCUOLA DELL’INFANZIA
Ogni laboratorio prevede l’utilizzo di una narrazione per esplorare la tematica trattata negli incontri. Elementi familiari ai bambini faranno da contesto sicuro e riconoscibile per affrontare elementi sconosciuti come gli strumenti musicali, le note, le diverse emozioni dei protagonisti, il riutilizzo dei materiali Ogni incontro è strutturato con un momento di Ascolto Attivo e giochi esercizi da fare da soli, in coppia o in gruppo.
Al termine del laboratorio si prevede un momento di scoperta e dialogo dove insieme all’esperto si realizza un circle-time per confrontarsi su quello che ci è piaciuto e quello che abbiamo imparato giocando insieme a entrare nel mondo della fantasia. Il concetto di cooperazione sostituisce qui quello di gerarchia, nell’ottica di integrare qualsiasi comportamento, diversità di temperamento o caratteriale in un gruppo che ne valorizzi le positività cercando di ragionare sulle negatività, lontani dall’ottica punitiva o di esclusione. Per questo il laboratorio è indicato in situazioni in cui si riscontrino difficoltà relazionali o problemi di integrazione.